Home > news > Rosata Venanzio Agronomo in missione per il dipartimento di Agraria dell’Università di Perugia

Rosata Venanzio:

  • Realizzare una supervisione per lo sviluppo di una strategia condivisa che permetta di superare le difficoltà alimentari degli allevatori derivanti dal processo di desertificazione;
  • Supportare l’equipe di Tamat per la elaborazione di un regime alimentare “personalizzato” per le greggi in funzione del contesto;
  • Suggerire tecniche che permettano la realizzazione di pascoli, nelle aree disponibili di progetto, a basso impatto idrico e/o tecniche che riducano lo spreco della risorsa idrica rispetto ai sistemi classici;

Sono questi i tre macro temi con cui il Dott. Rosata deve confrontarsi nella missione a Sidi Bouzid dal 4 al 15 aprile 2022.

Catapultato in un contesto apparentemente semplice, con alle spalle un importante esperienza di cooperazione internazionale in Afghanistan, il dot Rosata arriva a Sidi Bouzid il 4 aprile quasi a mezzanotte dopo 5 h di viaggio in auto.

L’indomani briefing con il capo progetto e subito partenza sul terreno, col supporto degli animatori rurali Rania Badri e Fraja Jemail per mettere a disposizione sia le sue competenze d’agronomo sia le competenze di chi concretamente si confronta con il mondo dell’allevamento.

Con i beneficiari non è subito feeling ci vuole qualche giorno di studio… ma conoscere le erbe locali come un locale, mostrare ai beneficiari le attività più semplici di gestione delle pecore, come tagliare le unghie, spiegare cosa può produrre la mancata realizzazione di questa attività, lascia nei beneficiari un ricordo nitido dell’uomo Rosata e dell’esperto agronomo,  qualcuno che pur arrivando da un mondo che per tutti beneficiari rappresenta un miraggio viene percepito e annusato come qualcuno non distante. Le missioni sul terreno si susseguono e in un breve arco di tempo il dott. Rosata riesce a visitare gran parte delle greggi, nei Duar di Jmel e El Hania, rendersi conto del conteso ambientale dove il progetto opera, con i sopraluoghi nell’area montagnosa di Jmel, dove crescono cotici erbosi autoctoni, se pur radi, causa siccità, ma alla base del gusto speciale delle carni dell’agnello di razza Barbarina. La sera è dedicata alla reportistica e valutare quali interventi possono essere realizzati per far sì che il problema principe «alimentazione delle greggi» possa trovare delle risposte.

Ma oggetto di discussione sono anche le riflessioni per permettere agli allevatori di non arrivare in ritardo con la vendita del prodotto in occasione delle grandi feste religiose. L’agnello dalla coda grassa, ma dalle carni pregiate, richiede programmazione affinché tutti assaporino il frutto del loro lavoro e rispondano ai bisogni delle loro famiglie, scuola, assistenza sanitaria e perché no un pallone da rincorrere nella polvere di un campo non tracciato.

Da qui le simulazioni teoriche su quando fare la sincronizzazione dei calori, e le diete, a seconda dello stadio fisiologico della pecora. Il dott. Rosata parte, con l’impegno di essere nuovamente sul terreno per concludere il lavoro iniziato.

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